Crescendo, si impara che essere un “rinunciatario” è una delle cose peggiori che si possa fare. Quando rinunci, vieni visto come una persona che si arrende, significa che sei debole pigro o addirittura incompetente.
“Non si abbandona la palestra, si chiude un matrimonio, si lascia l’università, si rinuncia ad un progetto che non ha funzionato o si lascia un lavoro”. Continuare a provarci è legge, a qualunque costo!
Ma chi ha detto che mollare vuol dire fallire?
Certo, bisogna insistere, persistere, metterci tutte le intenzioni ma se ci si ostina a sbattere la testa contro un muro non si è determinati, solo sciocchi. Mollare a volte è salutare, è sintomo di intelligenza e richiede una grande forza emotiva.
Fallire e mollare non sono sinonimi, non sono la stessa cosa.
Certo, ogni volta che si molla un progetto su cui si è investito tanto, per il quale ci si è sacrificati tanto è un fallimento ma, l’unico vero fallimento, è quello da cui non ci si rialza più. Tutti gli altri sono momenti, percorsi, esperienze, vissute e da vivere.
Ed è quello che, purtroppo ci è capitato sulla piccola isola di Aerø. Un luogo stupendo ma non per noi, almeno per il momento. Se hai perso l’artico sull’isola lo trovi qui.
Cosa è successo?
Tutto all’inizio costituisce un’esperienza eccitante – un lavoro, un progetto, una nuova vita- ma poi, a volte, subentrano gli ostacoli, presagi di una fase più difficile: quella in cui non ci si diverte più e in cui ci si fanno domande. In questi casi, si finisce con il chiedersi se vale davvero la pena stringere i denti.
Forse, è una crisi temporanea o forse, invece, è un vicolo cieco, una situazione che non potrà migliorare, neppure con il massimo impegno perchè non dipende solo dall’esterno ma anche da dentro di te.
Come siamo cambiati
Appena arrivati, carichi di energie e buoni propositi, ci siamo buttati a capofitto nella nostra nuova vita sull’isola, aiutando ogni giorno in fattoria, lavorando in hotel ed esplorando nel tempo libero.
Che dire, ciò inizialmente sembrava idilliaco ma, con il tempo, si è trasformato in una routine schiacciante che ha consumato le nostre energie mentali fino a portarci alla rottura.
Man mano che passava il tempo, ci siamo resi conto che il lavoro in hotel non faceva per noi e che a farci alzare la mattina, seppur a fatica, era l’amore per gli animali, per la campagna che ci ospitava e quei pochi giorni passati con gli amici ma la cosa non poteva continuare a lungo.
Un giorno, una frase di Max mi ha lasciato pensieroso:
“Da quando sono qui, mi sembra di avere una cravatta al collo e, ogni giorno, il nodo si stringe sempre di più” il che mi ha portato a farmi delle domande scomode: ma stiamo davvero vivendo? Stiamo davvero seguendo il nostro sogno? I nostri obiettivi?
Come una stoccata all’altezza del cuore, ci siamo ritrovati per un minuto sputati fuori dalla realtà.
Osservarsi dall’esterno
Seppur le ore di lavoro fossero poche, i ritmi portavano via intere giornate per poche ore di guadagni, la vita qui in Danimarca è cara e le tasse lo sono anche di più. Noi diamo molto valore al tempo, molto più dei soldi.
Nessuna montagna all’orizzonte ma solo mare azzurro che, per carità è bellissimo ma per noi, che siamo amanti delle montagne, è ben diverso. Ci siamo resi conto che non stavamo più vivendo. O meglio, come viviamo noi da quando abbiamo cambiato vita.
Non stavamo più gustando il cibo che mangiavamo, non cucinavamo più con amore, sempre di fretta, sempre stanchi, lottando la mattina per alzarci dal letto in preda ad una depressione abbastanza importante.
Ogni briciolo della nostra quotidianità era scomparsa e, tra pianti e disperazione, era il momento di affrontare la situazione:
Restare o mollare, riscrivendo il nostro percorso?
Mollare vuol dire fallire, o almeno, questo t’insegna la società perciò ci siamo presi del tempo per riflettere.
Quando insistere senza mollare?
Se un progetto, una storia, un’avventura ha un grande potenziale non si dovrebbe mollare ma, se questo progetto, questa storia, quest’avventura ti sta “uccidendo”, mollala anche se ha conseguenze che possono sembrarti terribili.
Dobbiamo insistere solo quando la nostra sanità mentale e fisica non vengono intaccati perché a quel punto non serve a niente correre dietro a grandi obiettivi, se ci arriviamo morti o distrutti.
Abbiamo diritto di vivere la nostra vita, non permettendo a nessuno di giocare la nostra partita, siamo noi che sappiamo se dobbiamo mollare o possiamo andare avanti, nessun altro e questo ce lo ha insegnato Kino.
Quindi, insistiamo e non molliamo, quando siamo certi che stiamo giocando la nostra partita, non quella di altri solo perché non riusciamo ad essere assertivi.
Cosa significa essere assertivi, per davvero?
Ho sentito spesso parlare di questo e sono andato a documentarmi.
L’assertività è una caratteristica molto importante per la nostra sanità e autodeterminazione, consiste nella capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le nostre opinioni senza offendere o aggredire gli altri.
Spesso, loro vedono le cose dal loro punto di vista, corretto per loro, che però lede la nostra integrità, il nostro sentimento e quello che vogliamo essere o fare.
Quando mollare?
Per quanto riguarda me, quando penso che i miei diritti non siano più presi in considerazione dagli altri, nel momento in cui io stesso mi accorgo di abbandonarli e di trattarmi con poca dignità e rispetto oppure, semplicemente, se rendo conto che la mia integrità si sta sgretolando. Ognuno ha il suo “punto di rottura”.
Attenzione, non significa mollare alle prime difficoltà ma mollare dopo aver fatto consapevolmente tutto quello che potevi (o volevi) fare per portare avanti le cose, tu lo sai se lo hai fatto, nessun altro.
Se il peso e la sofferenza diventano insostenibili e la tua energia diventa avvelenata o quasi nulla, ecco, quello è il momento di mollare.
Molliamo e impegniamo le nostre risorse e le nostre energie per uscire dal fossato e rincorrere altri progetti che ci permettano di esprimere in modo positivo e costruttivo tutta la nostra determinazione e voglia di far bene.
Mi ha aiutato molto leggere questa intervista di Jane fonda dove parla appunto del fallimento e del rialzarsi da esso, ve la consiglio.
Abbiamo mollato
Abbiamo deciso, per una serie di motivi, che non potevamo più restare sull’isola e lo abbiamo comunicato.
Non è stata una decisione facile perché ci ha fatto scontrare, soprattutto a me Kyle, contro la convinzione di aver fallito ma, alla fine, il sentimento che ci ha pervaso subito dopo è stato: il sollievo.
Quando nell’animo ti senti più leggero vuol dire che, in qualche modo, hai fatto la scelta giusta.
La parte più difficile del mollare e del decidere di andare via è stata quella di salutare le poche persone che abbiamo amato qui sull’isola ma, in qualche modo, sappiamo che resteremo sempre connessi con loro anche se ci mancheranno.
Animali compresi, ovviamente. Loro ci mancano sempre, immensamente. Non c’è capra che io guardi pensando a Mirko e non c’è giorno che io non pensi alle galline e alle anatre della fattoria. Ogni singolo giorno.
Ma a volte mollare, è una necessità di sopravvivenza e sintomo di intelligenza emotiva.
Mollare, può significare rinascere, con occhi nuovi, con esperienze in più, con un bagaglio di competenze utili da mettere al servizio di nuove avventure e chissà, può farti rivalutare anche ciò che hai fatto in passato ma con nuovi occhi, nuove idee, nuove prospettive invisibili prima.
Cosa ci ha lasciato l’isola
Qualcosa di estremamente buono però l’isola ce lo ha lasciato. Abbiamo imparato ad apprezzare il posto dove siamo nati perchè ci è mancato terribilmente e, non come un capriccio, ma come un cratere nell’anima.
Abbiamo capito molto su noi stessi ed il nostro sogno si è delineato ancora di più.
La conoscenza di persone stupende come Kino e la sua famiglia, Veronica e la sua fattoria e Tina. I paesaggi splendidi ed il silenzio che l’isola ci regalava ogni giorno e beh, gli animali.
Vivere e lavorare in una fattoria come quella di Gammelgaard dovrebbe essere un’esperienza che tutti fanno nella vita. Vedere la felicità degli animali, il rispetto che avevano per loro, tutte le sfumature che ci sono dietro a molte scelte di chi fa questa vita.
Poi impari a legare con gli animali, a prenderti cura di loro e loro di te. Impari che una capra non è tanto diversa da un gatto, che le galline sono furbissime e hanno una gerarchia familiare complessa e terribile tra loro, che le anatre portano gioia ovunque passano.
Insomma… ci mancano terribilmente tutti loro.
E adesso?
Ora, dopo un periodo tra le nostre amate montagne per ricaricare spirito, corpo e mente, abbiamo all’orizzonte un nuovo percorso che non vediamo l’ora di affrontare. Se pur con la nostalgia nel cuore, sappiamo che prima o poi torneremo in quel piccolo angolo di pace ma con nuovi occhi e nuove energie.
Grazie per averci letti, vi lascio questa frase meravigliosa su cui riflettere e ci vediamo al prossimo mese.
A volte arrendersi non significa aver fallito ma esserti ascoltato.
Max
Mollare non è mai una sconfitta, ma solo una presa di coscienza. L’importante è sempre provarci, provare ciò che pensiamo ci faccia felic3 e se non è così allora è giusto cambiare.
Brav3 ragazz3 per aver fatto questa esperienza e per aver capito che non faceva per voi in quel momento e deciso di cambiare
Grazie di cuore per le tue parole, ci fanno molto piacere. Continueremo a fare esperienze cercando ciò che si allinea di più a noi e non vediamo l’ora di incrociarvi nel mondo 🙂