Hai mai visitato questa borgata in bassa valle Maira? Te la raccontiamo noi.
Con questo primo articolo, vogliamo inaugurare la nuova sezione del blog Montagne, valli e sentieri che abbiamo aperto da poco ed in cui raccoglieremo le nostre esperienze tra le montagne, nostra grande passione.
Essendoci spostati nel comune di Dronero per lavorare durante questa stagione estiva, abbiamo spesso modo di esplorare la stretta e selvaggia valle che ci circonda.
Della Valle Maira ve ne parlerò molto presto ma, per ora, mi limiterò a raccontarvi della Borgata Ghio, un luogo magico incastonato nei boschi.
L’escursione alla borgata è una semplice passeggiata che può essere percorsa in qualsiasi stagione e permette di godere di panorami splendidi. Da Paschero Ponte, una frazione di Cartignano, passando per la località di Ruà Prato con i suoi pascoli e boschi e giungendo alla meta.
Bar paschero ponte da Viviana, dove l’ospitalità è di casa.
Area Camper di Cartignano.
Come arrivare alla borgata
Per questa escursione è sconsigliato seguire le indicazioni del navigatore ma seguire le indicazioni in legno per la borgata.
Sono partito da Cartignano, per la precisione, dalla frazione Paschero Ponte. Dopo un caffè al bar alimentari del Paschero ed un saluto veloce a Max, mi sono incamminato lungo la strada che attraversa i verdi prati, dietro l’area camper della zona. La strada è asfaltata e si alterna appunto a prati, boschi e case.
Passata Copetto, si continua fino al bivio dopo il ponte imboccando il sentiero sulla destra verso Ruà del prato che, dopo alcuni metri, comincia a salire. Seguire le indicazioni verso il rifugio Margherita.
Strada dopo Copetto.
La salita verso Ruà del Prato.
Si sale fino a raggiungere Ruata Prato. Questa località è composta da un gruppo di case, una chiesa ed è un punto di partenza per numerose escursioni.
La cosa che più mi ha colpito del luogo, oltre alla sua tranquillità, è stato il vecchio chiosco adiacente alla chiesa, ormai chiuso. Semplice ma pittoresco, ha tavole in legno pirografate in tema antica grecia che hanno attirato la mia attenzione.
Ruata Prato che conta 5 abitanti
Vecchio chiosco in disuso. Mi piace immaginarlo aperto, intento ad offrire cibo e bevande a visitatori ed escursionisti.
Lasciando alle spalle Ruà Prato, ci si immerge nuovamente nel bosco, trovandosi ad osservare pascoli che ospitano mucche o cavalli. Non passa molto tempo prima d’incrociare il primo cartello in legno con le indicazioni per Ghio.
Camminando ancora, si raggiunge un bivio accanto a due bellissime case e, successivamente, un altro ancora immerso nel bosco: da un lato si può raggiungere il rifugio Margherita e dall’altro, attraverso una strada sterrata di 2,7 km la borgata.
Il primo cartello che indica la borgata.
Il bivio da cui si può raggiungere il riugio Margherita oppure Ghio.
Verso borgata Ghio
Una volta imboccata la strada sterrata, il paesaggio sembra mutare, la temperatura scende e la natura ti circonda.
La passeggiata continua tra faggi, castagni ed aceri di monte incontrando anche qualche maggiociondolo fiorito. Numerosi sono gli animali in questi boschi e, anche se non li scorgo, ne percepisco la presenza dalle tracce del loro passaggio.
Al contrario, gli uccelli ed i grilli mi accompagnano per tutto il tragitto. L’unica presenza dell’uomo, sono i cartelli situati a bordo sentiero che raccontano le storie degli abitanti della borgata del passato, creati per l’evento il giro dell’acciugaio, tenuto i primi di giugno di cui vi parlerò dopo.
La strada sterrata all’ombra degli alberi.
Un maggiociondolo fiorito ed uno dei numerosi ponti che passano sopra il torrente.
Attraverso le tappe
Raggiunta la tappa 1 del sentiero, mi fermo a leggere, e così faccio per tutte quelle a seguire scoprendo storie, curiosità e favole per i più piccoli che ispirano la mia creatività come autore.
La strada, sempre in salita, continua all’ombra degli alberi ed accanto al torrente che, per quasi tutto il tragitto, ti accompagna serpeggiando accanto e sotto il sentiero.
Conto e leggo ben 11 tappe poi, dopo una breve salita, si apre di fronte a me la borgata.
Le tappe lungo il percorso. Vi riporto un solo esempio così che possiate vederle con i vostri ochhi.
L’ingresso alla borgata.
Borgata Ghio
La borgata si presenta subito con un tocco magico, incastonata tra le montagne. All’entrata, una fontana d’acqua fresca, perfetta per dissetarsi dopo il cammino ed il cartello tipico delle borgate della zona.
Qui a 1230 m s.l.m sorgono un gruppo di casa miste, alcune in cemento ed altre in pietra e legno, un piccola chiesa e tantissima natura.
Grazie ad una scala in legno, si può raggiungere un muro in pietre decorato da tantissime acciughe in terracotta ed una mappa degli spostamenti degli acciugai del passato.
Il cartello tipico delle borgate.
Acciughe in terracotta sul muro degli acciugai.
Passato il muro, si entra nel cuore della borgata, venendo accolti da un grande cartello di benvenuto. Sono le prime ore del mattino a Ghio e, anche se la giornata si preannuncia soleggiata, la temperatura è gradevole e fresca.
Le case singolari e colorate, portano su di esse la storia del luogo ed un pizzico dei loro proprietari. La storia è scritta sui cartelli, nelle fotografie e nell’aria che si respira.
Ogni particolare: dai vasi colorati, ai teschi, ai pupazzi di paglia fino ai cartelli cattura gli occhi dei più attenti.
Il cartello di benvenuto.
Gli abbellimenti delle case.
Cartello inciso che ho amato e di cui ne ho fatto un mio mantra.
Casa suggestiva, ornata con un teschio sulla porta.
A colpirmi di più, sono state la casa con il teschio sulla porta e la casetta della nonna, una piccola baita dove si può soggiornare tramite Airbnb per poter vivere a pieno questa borgata nella sua semplicità. Come dice la descrizione dell’annuncio, nella borgata non ci sono negozi, i telefoni cellulari non prendono e non c’è il Wi-Fi perciò è un luogo ideale per riconnettersi con sé stessi e la montagna.
Mi riprometto di andarci assieme a Max, quando ci sarà possibile, per godere del piccolo borgo dominato dalla chiesetta ed immerso nel più assoluto silenzio.
Ad essere sincero, è stata proprio questa casa ad attirarmi alla borgata. Da tempo, già anni orsono, la osservavo chiedendomi che tipo di luogo fosse e, finalmente, ho scoperto la sua bellezza. Ha superato di molto le mie aspettative.
La casetta della nonna, alloggio su Airbnb.
La vista attorno alla borgata.
Come sempre, faccio davvero fatica a lasciare questo luogo ma dopo un’ultima occhiata e qualche foto, riparto sulla strada del ritorno. Prima di andarmene, faccio amicizia con un micio, come mio solito, e scopro la presenza di un wc pubblico funzionale ed in ottime condizioni, grazie all’associazione che gestisce la borgata.
Il micio che ho incontrato.
Il bagno a disposizione alla borgata con lavandini, wc, bidè e doccia.
La storia della borgata
Le “Storie da Codighiu” che incontri lungo il cammino e nella borgata stessa, raccontano frammenti della vita rurale, montana e contadina legati alla borgata, che un tempo era abitata e attraversata da persone e viaggiatori. Fino agli anni ’30 il suo cuore batteva grazie al vivere quotidiano dei suoi 200 abitanti. Solitamente, erano famiglie di contadini che trascorrevano le loro giornate impegnati, tra attività di coltivazione dei propri terreni o di cereali montani, prima fra tutte la segale, ma si occupavano anche di allevamento e produzione del latte.
Tra febbraio e agosto, la vita nei campi e il lavoro agricolo erano l’attività principale. Dopo ferragosto, come ogni fine estate, gli uominii scendevano in pianura per vendere le acciughe, intrattenendosi nei mesi invernali, per far ritorno poco prima del periodo pasquale. Rimanevano solo mogli e figli, trascorrendo l’inverno nelle stalle, scaldati dal calore delle mucche.
Come viene raccontato in una delle testimonianze:
“Da ferragosto non c’era più lavoro nei campi lassù, a 1240 metri: l’unico taglio di fieno era stato fatto, si erano portati a casa un po’ di segale e di grano saraceno. Così, tutti gli uomini in età da lavoro, scendevano con un carretto verso la pianura”.
uno scorcio della borgata.
Una delle storie di Codighiu.
L’associazione Borgata Ghio
Oggi, la tradizione di questo luogo, rimane viva grazie all’impegno dell’Associazione Borgata Ghio, che nasce con lo scopo di mantenere vive le tradizioni di questo borgo montano, tramandando e narrando la storia di coloro che vivevano qui.
Attualmente la borgata è abitata solo a volte, da coloro le cui case sono attualmente agibili mentre, il resto della popolazione, si è trasferita altrove da diversi decenni.
Da anni l’associazione lavora su diversi progetti: uno di questi è il recupero di una parte degli edifici presenti ad uso abitativo, culturle e turistico.
Inoltre, si impegna a rendere la borgata accessibile anche durante linverno ed ha attivato spazi dedicati ad attività culturali e turistiche grazie alla creazione di una biblioteca, con l’obiettivo di allestire esposizioni di fotografie, testi e testimonianze delle famiglie del luogo.
Mostra fotografica del luogo.
Vecchi articoli che raccontano la vita degli acciugai.
Spazio dedicato allo svago su un balcone di casa.
Uno degli edifici che potrebbero diventare una nuova abitazione o attività.
Il giro dell’acciugaio: un evento tra storie di vita, di contadini, di montagna e di vecchie tradizioni
Il 18 giugno di quest’anno, l’Agrispesa, in collaborazione con l’associazione Borgata Ghio, ha organizzato un evento che ha portato molte persone a conoscere questo luogo: Il giro dell’Acciugaio.
Lo scopo? Invitare un pubblico di tutte le età a percorrere insieme un percorso fisico e culturale, da Dronero a Codighiu, facendo il “giro” che percorrevano gli acciugai con il loro carretto, alla volta dei mercati.
Durante la giornata sono state proposte attività artistiche, musicali, storiche e geologiche immergendo grandi e piccoli nei temi della giornata ovvero cibo, lavoro, montagna e natura.
Per tutto il tempo di permanenza, all’interno della sede dell’associazione sarà possibile ascoltare la registrazione delle interviste che hanno coinvolto le persone del luogo e, per il paese, saranno presenti le fotografie sui momenti di vita nella borgata che si trovano anche oggi.
Ringrazio di cuore l’Associazione Borgata Ghio, per il meraviglioso lavoro e per l’evento, nella speranza che venga ripetuto l’anno prossimo.
L’evento il giro dell’acciugaio.
I giri degli acciugai di un tempo, tra cui quello dell’evento.
Per concludere è stata un’esperienza meravigliosa, immersiva e profonda.
Un’oasi di silenzio, che io amo. In questo luogo sospeso nel tempo dove si ritrova l’anima di un mondo passato, di abitudini e di vecchi mestieri.
Purtroppo, a detta di alcuni, un luogo sperduto, assai isolato e molto fatiscente. A parer mio, un luogo curato e suggestivo probabilmente, non adatto a tutti per via delle poche comodità che offre ma perfetto per riconnettersi con le montagne.
Questi luoghi sono speciali proprio perchè sono semplicemente “diversi ed antichi” .
Ricordate sempre, durante le vostre escursioni, di rispettare la natura e l’operato altrui. Di prepararvi a dovere portando tutto il necessario (come acqua, cibo, etc.) ed indossando scarpe adatte e di riportare a casa i vostri rifiuti. Buon cammino e alla prossima!